In diretta dall’ Autonomia. Un po’ di storia
Partiamo dal 22 Ottobre 2017. Quel giorno 2.875.438 lombardi dissero SI al referendum per riportare in Lombardia le 23 competenze, previste dal terzo comma dell’articolo 117 della Costituzione, che attualmente risultano concorrenti tra Stato e Regioni. A costo di risultare noiosi, giova per una volta citarle tutte, poiché spesso se ne parlerà in queste pagine e nelle pagine di tutti i giornali. Citiamo quindi testualmente la Costituzione.
Rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Ma non solo le competenze
Chi ricorderà la campagna elettorale precedente il referendum, la Regione Lombardia, allora guidata da Roberto Maroni, non si limitò a contemplare le sole 23 competenze come obiettivo ultimo, ma mise sulla bilancia della negoziazione con lo Stato anche il piatto forte, rappresentato dal Residuo Fiscale della regione nei confronti dello Stato. Stessa cosa fece il governatore del Veneto, Luca Zaia che nella stessa giornata portò al voto i Veneti raccogliendo un esaltante 56,7% di SI sul totale degli aventi diritto al voto nella regione, pari a 2.317.923 voti.
Cos’è il residuo fiscale
Ma cos’è ed a quanto ammonta il Residuo Fiscale della Lombardia? E’ semplicemente la differenza tra quanto i lombardi pagano di tasse dirette ed indirette e quanto ritorna in Lombardia in termini di servizi della Regione e dello Stato. Quindi la Sanità pubblica, l’Istruzione, la Difesa, le Infrastrutture e mille altre cose. A quanto ammonti questa differenza non è semplice stabilirlo. Regione Lombardia, secondo uno studio eseguito da Eupolis, che è l’Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione di Regione Lombardia, la cifra da considerare ammonta a 54 miliardi di Euro all’anno.
Quanto valgono 54 miliardi
Se consideriamo che l’intero bilancio di Regione Lombardia ammonta a circa 23 miliardi annui, comprendiamo bene quale possa essere la ricaduta sulla vita dei lombardi nell’ipotesi di poter recuperare, o meglio trattenere, almeno la metà del Residuo Fiscale, ovvero 27 miliardi all’anno che si aggiungono ai 23, come prospettava la campagna referendaria della Regione e lo stesso Presidente, Roberto Maroni. Il raddoppio di fatto del bilancio regionale comporterebbe ricadute positive su ogni comparto a partire dalla Sanità, l’Assistenza, il famigerato bollo auto e molto altro soprattutto se aumenterà il numero delle competenze che passeranno alla Regione a seguito della negoziazione con lo Stato.
Stay tuned
Il nostro viaggio continua, nei prossimi articoli entreremo nel dettaglio della trattativa tra lo Stato e la Regione Lombardia che vede contrapposti da una parte il nuovo Governatore Fontana e l’Assessore alla Autonomia Stefano Bruno Galli e dall’altra il Ministro Erika Stefani, tutti della Lega. Le condizioni perché la trattiva sia spedita e porti ad un successo ci sono tutte. Sarà così?