Referendum Lombardia. Gli anziani votano il futuro…i giovani no
Ormai tutti i giornali l’hanno scritto. Il referendum per l’autonomia in Veneto ed in Lombardia riapre la questione settentrionale, anche se nell’ambito della Costituzione, secondo quanto previsto dall’articolo 116 sulla concessione di nuove competenze. Ma analizziamo più da vicino lo spaccato del voto di domenica scorsa. Il voto elettronico tutti pensavano avrebbe scoraggiato la popolazione più anziana, fisiologicamente a disagio con la nuova tecnologia. E invece no. Fin dalle prime ore della mattina a Milano ad esempio, e fino a sera, una teoria di ultrasessantenni ha occupato i seggi trovandosi stupefacentemente a proprio agio con l’infernale tablet. Due rapide spiegazioni e tac, la signora ottantenne che ti dice “ho capito, non me lo ripeta un’altra volta, non sono mica scema”. Disabili in carrozzella hanno impiegato tempi biblici ad arrivare al seggio ma ci sono voluti arrivare ed una volta li, hanno espresso il loro voto come fosse la cosa più naturale del mondo. Ci volevano essere
I giovani
Al contrario si sarebbe immaginato che il voto elettronico avrebbe avuto la capacità di attrarre le fasce più giovani di votanti, naturalmente avvezzi all uso degli smartphone. E invece no. I giovani, gli under trenta, nella grande maggioranza, sono stati i grandi assenti. Hanno disertato. Ora, una naturale disillusione nella politica è ormai fisiologica ormai da tempo purtroppo, ed i giovani ne sono i maggiormente colpiti. Non basta però pensare alla disoccupazione giovanile per trovare una spiegazione. Certo, quella incide, ma la disillusione è più figlia delle fasce più anziane, quelle che ne hanno viste tante e che ormai non ci credono più. Ma quando giovani erano loro, lottavano per far valere i loro diritti in piazza, nei circoli e qualcuno ahimè, con le bombe.
Perché i giovani non hanno votato
Certamente la mancanza di ideali, la loro certezza sulla inutilità di andare a votare è una delle cause principali. “Ma che c…. vuoi che me ne freghi”, questa una delle motivazioni più ricorrenti. Purtroppo i giovani, nella maggioranza, hanno abbandonato la voglia di credere in qualche cosa. Molti vivono alla giornata arrabattandosi per arrivare alla sera dove gli obiettivi diventano l’inedia condita da alcool e altro. Sopravvivono i centri sociali per i quali la battaglia politica si è trasformata in una lotta anti-resto del mondo. Ed evidentemente i giovani che ancora si impegnano in politica non sono più capaci di trascinare forse perché anche per loro gli ideali appartengono ad un mondo che non gli appartiene e senza ideali non si può pensare di convincere gli altri. Oggi la nostra società vive più di immagine e di obiettivi da raggiungere che di idee ed ovviamente i giovani, spesso fisiologicamente fragili, sono attratti dalla possibilità di saltare le tappe ed arrivare, costi quel che costi senza umiltà. Ed è triste vedere che il futuro rappresentato questa volta dagli obiettivi del referendum venga deciso solo da chi futuro ne ha molto meno.